Autore di fantasy, le sue storie sembra di viverle, anziché di leggerle. E’ un’esperienza quasi soprannaturale, stai leggendo le battute della protagonista e vengono citate le serie tv che tu stesso guardi ogni giorno, come Supernatural. E non puoi fare a meno di pensare “Cavolo! Come scrive bene questo qui. (si! A volte penso anche in modo un po’ sgrammaticato!!).. Luca Tarenzi rende il fantasy così… reale e possibile.”
E per spiegarvi quello che sto dicendo, per chi ancora non lo avesse letto, lo cito in “Quando il Diavolo ti Accarezza”. Sta parlando Lena, una ragazza normale, la cui vita si è casualmente scontrata con un universo di angeli e demoni. “E’ che ci cresci con certe cose. Le vedi al cinema, nei telefilm, le leggi nei romanzi, e tante volte ti sembra davvero che possano esistere sul serio, che se le dovessi incontrare nella tua vita… ecco, saresti preparata. Voglio dire, non è che esci e ti aspetti di incontrare Gandalf al supermercato o un vampiro in una discoteca di fighetti, ma poi vedi un angelo che vola fuori dalla metropolitana e l’unica reazione che hai è ‘Cazzo, lo sapevo che c’erano davvero!’ …”
Va bene, smetto di tergiversare e inizio con le domande? …. Partiamo!
Ciao Luca, benvenuto nel blog e grazie mille per aver accettato di rispondere a qualche domanda per soddisfare la nostra curiosità…
Quando hai cominciato a scrivere e inventare storie?
Le storie le invento da che ho memoria, ma questo vale per il 90% di chi sta leggendo queste righe. Invece – e questo so che è più raro – non sono stato nemmeno attraversato dall’idea di scrivere un romanzo prima dei 27 anni, e anche allora ho cominciato perché ‘forzato’ da circostanze esterne: ero rimasto senza lavoro, non ne trovavo un altro e qualcosa dovevo pur fare per rimanere a galla nel secchio della frustrazione. Prima di quel momento il gusto per le storie lo sfogavo nei giochi di ruolo, viziaccio che non ho mai perso e a cui ancora oggi indulgo ogni maledetto sabato pomeriggio dell’anno, con gran soddisfazione mia e dei miei amici giocatori.
Leggere e scrivere che importanza hanno nella tua vita?
Scrivo per lavoro e leggo per divertimento, e allo stesso modo scrivo divertendomi e leggo per lavoro. Negli ultimi anni è diventato difficile per me scindere le due cose.
Di sicuro non scrivo solo per il piacere di scrivere, non l’ho mai fatto: qualunque cosa abbia messo su una pagina, l’ho messa con l’obiettivo di arrivare a pubblicarla. È un lavoro che mi piace, non un piacere che si trasforma da sé in lavoro.
Sull’altro fronte, la lettura si porta via una gran fetta del mio tempo libero. Per lavoro leggo quello che mi passano da valutare, e lì capita molta roba che di mia iniziativa nemmeno prenderei in mano; per divertimento leggo fantasy, fantascienza, horror e saggistica, e siccome ho imparato a scegliere bene quel che mi interessa, di soddisfazioni ne trovo tante. Ormai però leggo quasi esclusivamente in inglese, perché in italiano trovo di rado qualcosa che mi piaccia. E covo un’invidia segreta per chi riesce a leggere cento o più libri in un anno; io non riesco assolutamente a leggerne più di uno a settimana, come massimo.